Cercasi testimonial
Bluerating | Marzo 2020
Le statistiche dell’OCF parlano chiaro: il 48 % dei consulenti finanziari ha un’età compresa tra i 50 e i 65 anni, il 34% tra i 40 e i 49 anni.
Anche se negli ultimi anni ci sono timidi segnali di un’inversione di rotta – l’età media dei nuovi iscritti all’OCF è di 42 anni con il 21% di CF con meno di 30 anni – l’industria si interroga da anni sul tema del ricambio generazionale.
Quello della rigenerazione della professione è un tema che riguarda tutti i settori che si avviano alla maturità e il mondo della consulenza finanziaria ha appena superato la soglia dei 50 anni.
Da questo punto di vista il settore della consulenza finanziaria è vittima del suo stesso successo. Quasi tutte le reti hanno chiuso il 2019 con numeri mai raggiunti prima.
In 15 anni il patrimonio gestito dai CF è più che triplicato (da 180 a oltre 600 miliardi) e gli investitori italiani serviti da un CF sono passati da meno del 10% al 15% della popolazione bancarizzata di cui oltre un quarto relativo a clienti “private”.
Ma non è tutto oro quello che luccica, la riduzione dei margini sui prodotti di risparmio gestito e i tassi negativi, hanno contribuito ad alzare l’asticella del portafoglio medio al di sotto della quale la professione non è più sostenibile.
Le reti sono più selettive, si cercano e si valorizzano i consulenti finanziari con portafogli importanti e diversificati, quelli con portafogli sotto la media e concentrati sul risparmio amministrato stanno soffrendo.
Detto in altri termini il lavoro del consulente finanziario sta diventando più complesso e meno facile da intraprendere.
Inoltre c’è anche un tema di saturazione del mercato, per due motivi. Il primo è che il numero dei clienti upper affluent e private, oggi il target elettivo dei consulenti finanziari, non cresce a ritmi tali da ipotizzare un raddoppio della loro base numerica, quanto piuttosto l’aumento dello share of wallet sugli stessi clienti, che ovviamente avvantaggia chi clienti ce li ha già.
In secondo luogo, in Italia abbiamo un grandissimo stock di risparmio ma i flussi reddituali sono meno significativi, il che tradotto significa meno nuovi ricchi e soprattutto meno giovani ricchi.
Detto questo la capacità di attrarre giovani talenti rimane una sfida, soprattutto da parte di un settore, quello bancario e finanziario che nel suo complesso non gode ultimamente di ottima fama.
Si affermano nuove professioni, l’influencer o lo startupper, viste come molto più attrattive e – forse a torto – di più facile portata.
Basti pensare alla tanto citata generazione dei Millennial, che comprende ragazzi dai 24 ai 39 anni, che è nata e cresciuta con il mito delle start up e della successiva vendita o quotazione: il 44% degli italiani di età compresa trai i 25 e di 35 anni ha come obiettivo primario quello di realizzare una propria start up con la prospettiva di venderla al miglior offerente dopo qualche anno e solo il 7% dichiara che vorrebbe lavorare in banca (fonte FINER® Finance Mirror).
A ben vedere le professioni oggi più in voga tra i trentenni hanno dei veri e propri ambasciatori, dai miti di oltreoceano quali Mark Zuckerberg, Larry Page, Sergey Brin per arrivare ai nostri campioni nazionali (da Vincenzo Di Nicola a Chiara Ferragni).
Nel mondo della consulenza finanziaria non mancano certo le eccellenze sia tra i fondatori delle reti, tra chi le governa e tra chi in esse vi lavora come consulente finanziario.
Le migliori reti dei consulenti finanziari possono poi contare su piattaforme e servizi digitali all’avanguardia e molto attrattive per i giovani.
Trovare un testimonial che esprima il valore della professione, la centralità del consulente finanziario e quanto questa possa oggi contare su un ecosistema unico nel panorama bancario italiano potrebbe essere una soluzione.
Cercasi dunque e disperatamente un testimonial.