I consulenti restano al fianco dei clienti
We Wealth | 10 marzo 2020
La consulenza finanziaria italiana funziona anche in smart working e il private banker si conferma punto di riferimento dei clienti nella gestione patrimoniale a tutto tondo. Lo dicono i dati del Finer finance mirror 2020, che ha sondato gli umori di private banker e investitori nell’ultima settimana. Ecco tutti i numeri in anteprima per We Wealth
I consulenti finanziari superano la prova coronavirus. Tenuti a lavorare in remoto dalle proprie case madri nel 100% dei casi, i private banker di casa nostra non si sono fatti fermare dall’emergenza e sono riusciti a rassicurare i loro clienti trasformando quella che poteva essere una catastrofe, in opportunità.
I dati del Finer finance mirror 2020, per la cui analisi sono stati intervistati nella settimana che va dal 2 al 9 marzo 300 consulenti finanziari e 500 investitori finali, dicono che il 72% dei private banker si è attivato nel rispondere o nel contattare in modo sollecito i clienti più preoccupati dalla volatilità dei mercati. “Questo – precisa il fondatore di Finer finance explorer Nicola Ronchetti – a prescindere dagli ordini di scuderia della propria mandante che ha dato indicazioni precise ai propri uomini sul cosa comunicare nel 100% dei casi”.
Un’attenzione apprezzata dai risparmiatori: “I clienti hanno potuto ancora una volta apprezzare la proattività dei loro consulenti finanziari che li hanno prontamente contattati in oltre un caso su due (55%) tramite una telefonata (62%), l’invio di un’e-mail (45%) o un di messaggio (27%) rassicurandoli e dicendosi disponibili a fornire spiegazioni sia sull’emergenza sanitaria (66%) che sugli effetti relativi agli investimenti sottoscritti (83%)”, prosegue Ronchetti. Le banche e le reti in ritardo nella sfida della digitalizzazione, in questa corsa, sono rimasti indietro: il cliente baby boomers, che non sia stato abituato per tempo a un rapporto (anche) telematico, non si convince in una settimana.
Qual è stato il contenuto di queste comunicazioni a distanza?
Dal report Finer: “Tutti i consulenti dichiarano di aver inviato messaggi rassicuranti per evitare il panico. In particolare i più (81%) hanno ricordato come tutte le grandi crisi siano state sempre foriere di opportunità; il 75% dei private banker ha fatto propria – e ha inviato ai propri clienti – l’informativa ricevute dalla mandante, il 25% ha suggerito di investire”. Un lavoro reso forse più semplice dalla natura dell’emergenza, più comprensibile all’investitore rispetto alle precedenti crisi finanziarie. Il cliente oggi ha più strumenti e informazioni rispetto al passato per capire il perché dei ribassi delle borse e rende quindi più facile il compito del consulente che non deve, ad esempio, avventurarsi nella spiegazione della bolla dei mutui subprime.
Pur nella criticità della situazione, dai dati Finer emerge un dato molto positivo: “Sia i consulenti finanziari (82%) che i lori clienti (77%) hanno potuto usare e apprezzare le modalità di comunicazione a distanza in sostituzione dei classici incontri vis-à-vis e questo anche prima dell’ultimo decreto (che ha esteso la zona rossa a tutto il territorio italiano, ndr)”. Ronchetti conclude con una nota positiva: “Che da questa crisi si possa uscire meglio equipaggiati di come ci siamo entrati è quasi una certezza”.