caro figlio ti diseredo
We Wealth | 19 marzo 2020
Papà ricchi tutti accomunati da un unico desiderio: diseredare il proprio figlio. In un’epoca in cui tutto si deve necessariamente rimettere in discussione anche avere un papà miliardario non è più una certezza
Papà ricchi, anzi ricchissimi, con patrimoni di miliardi di euro, tutti accomunati da un unico desiderio: diseredare i propri figli. Sembra sia diventato di moda tra i miliardari che a gestire le loro fortune non siano i figli?
E quindi si istituisce una fondazione: ill ha vincolato il 99% degli utili di Facebook ad una fondazione lasciando alle figlie – Maxima e August – “solo” l’1% che però non farà certamente mancare loro il companatico. Stessa cosa hanno fatto Bill e Melinda Gates, invitando altri miliardari a dare in eredità ai figli solo la metà dei loro averi. Sting, ha dichiarato che diserederà i suoi figli. Tutto ciò ha un nome: “giving back”, il desiderio di ridare alla comunità quello che da essa si è ottenuto.
Ma come è la situazione in Italia? Molti grandi imprenditori nostrani si affidano a fondazioni, fiduciarie e trust per scegliere a chi destinare il proprio patrimonio o le redini della propria azienda post mortem: emblematico il caso dell’avvocato Gianni Agnelli che scelse John Elkann tra i molti nipoti creando non pochi dissidi familiari o il caso di Silvio Berlusconi più ecumenico con i suoi cinque figli.
In realtà in Italia il tema della successione è un tabù. Solo il 17% degli italiani fa testamento. Nel 2020 soltanto il 22% dei nostri connazionali (era il 20% nel 2018) ritiene che il tema del passaggio generazionale possa arrivare a riguardarlo in un prossimo futuro. L’incidenza aumenta se consideriamo gli imprenditori, ma anche in questo caso non si arriva a percentuali totalizzanti: si rimane ancorati infatti a un misero 34 % (in leggera crescita rispetto al 30% del 2018).
Ogni anno Finer realizza una ricerca su un campione costituito da uomini e donne con un patrimonio finanziario personale superiore ai due milioni di euro (Finer 100 Top Italian Hnwi). Si tratta di un di un’élite di trend setter che i sociologi considerano anticipatrice di fenomeni che poi a seguire si estendono a più ampi segmenti della popolazione.
Ebbene anche questo anno si conferma, come nel 2018, che tra gli Hnwi le donne siano tutte (100%) sensibili al tema del passaggio generazionale mentre gli uomini molto meno: nel 2018 l’80% degli Hnwi uomini si dichiarava sensibile al tema, oggi la percentuale è scesa al 75%.
In parte questi dati trovano una spiegazione nelle percentuali di chi ha risolto il problema. Il 96% delle donne (era il 95% nel 2018) ha affrontato e risolto il problema contro un l’82% degli uomini (era il 79% nel 2018). Ulteriori differenze emergono analizzando come il tema del passaggio generazionale sia stato affrontato e poi risolto.
Gli uomini si affidano a patti di famiglia, trust e fiduciarie, che coinvolgono direttamente professionisti (notai, avvocati, consulenti finanziari e commercialisti) nel 77 % dei casi (era il 74% nel 2018) rispetto al 69% delle donne (era il 66 % nel 2018).
Viceversa le donne danno più valore alla formalizzazione testamentaria delle proprie volontà (79 % contro il 64 % degli uomini, nel 2018 le percentuali erano rispettivamente il 76% e il 61%). Si conferma anche la maggior propensione delle donne a fidarsi dei propri eredi più giovani (tipicamente figli o nipoti) in misura nettamente maggiore rispetto agli uomini: il 59 % delle donne rispetto al 17 % degli uomini (nel 2018 le percentuali erano rispettivamente il 57% e il 14%).
Queste differenze potrebbero essere spiegate dai noti stereotipi: per le donne prevale l’effetto ancestrale e materno e per gli uomini una maggior esigenza di salvaguardia della privacy e della propria autonomia decisionale rispetto ad altri membri del nucleo famigliare. Si potrebbe anche azzardare che per gli uomini sia meno complesso scegliere tra due o più figli ad esempio a chi lasciare le quote di maggioranza dell’azienda di famiglia, mentre per le donne “ogni scarrafone è bello a mamma sua”.
Quello che appare sicuro è che in un’epoca in cui tutto si deve necessariamente rimettere in discussione anche l’ultimo dei luoghi comuni sembra crollato: oggi avere un papà miliardario non è più una certezza.