Investire | Settembre 2021
In un’Italia che, per forza maggiore, si è scoperta più digitale di quello che avrebbe mai sperato, si torna a parlare come è naturale di robo advisor e del futuro di questa tipologia di consulenza finanziaria che fornisce indicazioni sulla gestione di investimenti online e con un intervento umano da moderato a minimo.
Qualche anno fa uno studio del McKinsey Global Institute aveva previsto che le macchine avrebbero sostituito l’uomo nel 49% dei lavori, ma la conclusione era che sono relativamente poche le professioni che potranno in futuro essere totalmente automatizzate: meno del 5% del totale, ma nel 60% dei lavori, il 30% delle attività potranno essere svolte automaticamente da robot o sistemi di intelligenza artificiale.
Mettendo in relazione il numero di addetti e la possibilità di automazione per settore di impego emergeva come nel settore finanziario a fronte di circa ventiquattro milioni di addetti solo il 44% dell’universo studiato rischiava di essere sostituito da una macchina.
Da una ricerca sulle competenze richieste dal lavoro del futuro da qui al 2030 emerge in modo chiarissimo come servano skills specialistiche – che però hanno un ciclo breve di crescita e declino – e competenze trasversali come empatia, autonomia e orientamento a imparare da ogni esperienza, che invece si sviluppano nel lungo termine.
Altro elemento fondamentale indotto dall’avvento del digitale è quello del cambio di prospettiva che sembra imporre il passaggio da una vecchia logica del governo delle risorse umane a quella della loro abilitazione attraverso strumenti digitali.
Il tutto certamente non va inquadrato in una prospettiva individualistica, quanto nei contesti di relazione: nei lavori di squadra, nelle reti sociali, nei progetti collaborativi dove sono assolutamente necessarie armoniche mescolanze di specializzazioni tecniche e capacità relazionali.
Insomma, il lavoro del futuro sembra fatto per essere svolto da persone che abbiano, insieme, qualità umanistiche e tecniche e che sappiano lavorare in team.
La consulenza finanziaria come, a valle di questa, l’attività dei gestori degli investimenti non farà eccezione a questa regola: sarà sempre più supportata da algoritmi, ma l’ultima parola spetta e spetterà sempre all’uomo.
Un importante Chief Investment Officer di una nota banca italiana, tra le prime a lanciare soluzioni cosiddette di robo advisory una volta mi confessò candidamente che dietro al servizio c’erano le strategie di investimento sue e del suo team.
È un po’ come mettere il pilota automatico quando si è in navigazione, la rotta la stabilisce il capitano, ma è bene che il timoniere sia sempre pronto a intervenire per evitare di centrare qualche corpo galleggiante e affondare.
Tutto ciò è confermato anche dalle più recenti ricerche che FINER conduce presso i clienti più patrimonializzati e i loro private banker: sono in pochi a credere che la macchina sostituirà completamente l’uomo nella gestione degli investimenti, semmai si prospetta un sistema ibrido (vedi grafico).
Nicola Ronchetti