Investire | Ottobre 2021
La sensibilità sulle tematiche ESG è cresciuta esponenzialmente dal 2018, sia tra i professionisti (+45%) che tra i loro clienti (+ 66%), soprattutto tra quelli più patrimonializzati (dal 15% al 42%).
Le ragioni stanno innanzitutto nei danni causati dai cambiamenti climatici, ma anche nel contributo fondamentale che l’industria del risparmio gestito e della consulenza finanziaria ha dato puntando sui temi che attengono all’ambiente, all’impatto sociale e alla governance.
La pandemia ha dato poi un’ulteriore spallata aumentando il senso di vulnerabilità delle persone, rendendole più sensibili a tutte le tematiche connesse all’umanità e al suo rapporto con il nostro pianeta.
Da un’analisi che FINER ha realizzato sulle attività di comunicazione delle SGR emergono alcuni dati molto interessanti: il numero di SGR che focalizzano la loro comunicazione sulle tematiche della sostenibilità è quintuplicato dal 2018 al 2021, passando da 7 a 34.
È un dato assolutamente eccezionale che testimonia il valore e il potere di un’industria nel contribuire a cambiare i destini del mondo.
Nel contesto degli strumenti che intrecciano le dimensioni della democrazia economica, della sostenibilità finanziaria e della responsabilità sociale di impresa, si inscrive l’entrata in vigore, dallo scorso 10 marzo, del primo regolamento europeo adottato nell’ambito del Piano d’azione per la finanza sostenibile che mira a introdurre una definizione condivisa del termine “sostenibilità” per gli investimenti finanziari e a disporre una serie di obblighi di trasparenza nei confronti degli operatori che li gestiscono.
La cosiddetta SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) classifica i fondi sostenibili in base a una serie di criteri.
I fondi più virtuali ex articolo 9 della SFRD hanno un obiettivo di investimento sostenibile (con un forte focus ESG). Seguono i fondi che promuovono, tra le altre caratteristiche, quelle ambientali o sociali (con un certo grado di attenzione ESG), classificati come articolo 8. I fondi che non rientrano negli articoli 8 o 9 (senza focus ESG) sono classificati articolo 6.
Oggi ci sono molte società che fanno rating ESG a queste si aggiungono gli stessi distributori (banche e reti di consulenti finanziari) che adottano sistemi proprietari di verifica dei parametri di sostenibilità.
Certamente siamo in una fase iniziale dove la normativa stabilisce i parametri ma sta poi al singolo operatore adeguarsi e farsi certificare in base a criteri condivisi e uguali per tutti.
Se confrontiamo oggi il numero di fondi articolo 9 con il numero di SGR che comunicano genericamente un’offerta ESG vediamo che siamo solo all’inizio di un processo che ci auguriamo sia irreversibile.
Viceversa è fortissimo il rischio che nell’opinione pubblica un’intera industria passi per essere più virtuale che virtuosa, allontanando gli italiani dalla prospettiva di passare da risparmiatori a investitori.
Nicola Ronchetti