Insurance Daily | Giugno 2022
Alla faccia di quel furbastro di Mark Zuckerberg e dei nerd cresciuti a pane e Internet nella Silicon Valley divenuti miliardari, il primo a parlare di metaverso trenta anni fa fu un autore di libri di fantascienza, l’americano Neal Stephenson.
Nel suo romanzo Snow Crash, scritto appunto nel 1992, Stephenson racconta il metaverso come una realtà parallela popolata da avatar che, al posto delle persone reali, possono muoversi, condividere esperienze e interagire tra loro in uno spazio tridimensionale.
Una vera e propria premonizione fantascientifica trenta anni fa, oggi divenuta di grande attualità e in grado di ben rappresentare se non l’ultima, certamente la più audace frontiera della connessione sociale.
La crescita dell’interesse
per il metaverso ha subito una forte accelerazione durante la pandemia da
Coronavirus, le costrizioni imposte dal distanziamento sociale, il tempo
passato isolati a casa durante i lockdown ha scatenato un forte bisogno
di prossimità e di interazione tra individui fisicamente distanti.
Durante la pandemia è stato naturale immaginare di trasferire queste
possibilità di connessione sociale in altri ambiti della vita quotidiana,
creando mondi virtuali aperti in cui gli utenti possano operare come fanno
nel mondo fisico.
Dalla premonizione di Stephenson ad oggi la vera accelerata a lavorare sul metaverso lo ha dato poi il settore dei videogiochi che vanta due miliardi di utenti in tutto il mondo e ricavi praticamente inarrestabili.
L’accelerazione del
digitale, in particolare i progressi della tecnologia blockchain hanno spinto
i programmatori di gaming a creare piattaforme di gioco sempre
più complesse e accattivanti. Su queste piattaforme partecipano
e interagiscono milioni di persone che possono creare avatar unici di sé
stessi per giocare, socializzare, esplorare, effettuare acquisti e
pagamenti. Perché dunque non pensare anche a un’interazione
cliente-agente-compagnia di assicurazione?
A muovere questo mondo oggi non ci sono più solo gli scrittori di romanzi e i
programmatori di video giochi, secondo fonti autorevoli, il mercato globale del
metaverso potrebbe superare il trilione di dollari nei prossimi 3 anni e
gli importanti investimenti delle big tech funzioneranno da
moltiplicatore.
Microsoft ad esempio potrebbe integrare il suo Metaverso,
Vortex, nella piattaforma Teams, con una funzionalità chiamata
Mash per consentire agli utenti di partecipare alle riunioni tramite il
proprio avatar, non male considerando che ad oggi gli utenti di Teams sono
oltre duecento milioni al giorno.
Sebbene le regole e i potenziali scenari siano tuttora in divenire, ormai è chiaro che anche il mondo assicurativo come quello finanziario e bancario non potranno più esimersi dal considerare il metaverso come uno dei canali possibili nella definizione della propria strategia distributiva.
Il metaverso, oltre ad essere rilevante per attrarre le nuove generazioni di clienti, gli attuali venti-quarantenni, potrebbe fornire opportunità di crescita per il mondo assicurativo che il mondo reale, limitato dalle disponibilità di risorse, non può più permettersi.
C’è chi immagina che gli italiani – tramite i loro avatar – possano incontrarsi nel metaverso con gli omologi avatar degli agenti delle compagnie assicurative e che di conseguenza il mercato della protezione possa evolvere e crescere in modo esponenziale.
Sperando che non sia pura fantascienza e di non dover aspettare trenta anni perché il mercato si evolva, possiamo sognare a occhi aperti.
Nicola Ronchetti