IL RUOLO DEI CONSULENTI FINANZIARI AL CENTRO DEL DIBATTITO NELL’UE

Bluerating | Ottobre 2022

I consulenti finanziari si confermano ancora una volta come i più soddisfatti del loro lavoro rispetto ai dipendenti bancari o ai consulenti autonomi.

La differenza non è di poco conto come evidenziano le ricerche che FINER Finance Explorer conduce annualmente su oltre settemila professionisti tra Consulenti Finanziari, Private Banker e Gestori Bancari dipendenti.

È indubbio che la professione del CF abbia in sé, tra i tanti, due fattori vincenti che la contraddistinguono rispetto a quella dei dipendenti e degli autonomi.

Il primo fattore è quello della imprenditorialità insita nella professione, che garantisce maggior autonomia rispetto a quella di un dipendente bancario, generando una maggior gratificazione personale e una piena valorizzazione delle proprie capacità e dei meriti individuali.

Il secondo fattore è legato al ruolo della mandante: un marchio conosciuto e una buona reputazione alle spalle possono offrire un vantaggio che normalmente non hanno i consulenti autonomi.

Tutto ciò si traduce – per i CF più capaci – in una maggior soddisfazione anche per il proprio pacchetto retributivo, cresciuta negli ultimi quattro anni in modo pressoché costante (+ 3% anno su anno dal 2018 al 2021).

Tuttavia questa crescita si è arrestata nel 2022, registrando in particolare una flessione nella soddisfazione verso due componenti del pacchetto retributivo: i contest non monetari (-1%) e il front fee (-2%).

La spiegazione è evidente: gli effetti della pandemia, prima, e, poi, l’invasione russa, con conseguente crisi geopolitica hanno frenato i tassi di crescita della raccolta che pur positivi sono mediamente inferiori a quelli del 2021.   

Nulla di nuovo, dunque, visto che i CF sono geneticamente preparati ad affrontare le complessità del mercato, se non fosse che all’orizzonte ci sono alcune novità che accompagneranno l’introduzione della prossima MiFID3.

In particolare sul tema della remunerazione dei CF, vi sono state due consultazioni UE nelle quali sono state espresse preoccupazioni riguardo al fatto che – nonostante le vigenti norme – il pagamento di incentivi possa portare a conflitti di interesse.

Nella prima consultazione ANASF ha confermato la sua centralità con una proposta che, puntando alla stabilizzazione della remunerazione nel settore della consulenza finanziaria, è volta a tutelare tutti gli stakeholder.

Alla seconda consultazione, ritenuta da alcuni un vero e proprio attacco verso il mondo delle reti dei consulenti finanziari da parte di ESMA, ha risposto Assoreti attraverso Consob.

Si tratta dell’idea, che aleggia fin dai tempi di MiFID1 e che certamente verrà riproposta nel prossimo processo di revisione della direttiva (MiFID3), di portare l’attività dei CF verso la prestazione di consulenza su base indipendente.  

Giova ricordare che nel 2013 ANASF propose un Contratto Europeo della Consulenza Finanziaria nato dall’analisi di tutti i principali contratti esistenti tra i vari intermediari e una loro revisione finalizzata a principii di equità e tutela.

I punti cardine già raggiunti di quel progetto sono tre: 1) collocamento di case terze per ottemperare ad obblighi di MiFID, ESMA; 2) inserimento della prestazione di consulenza nell’art. 31 del TUF (CF abilitati al collocamento fuori sede); 3) recepimento del team da parte degli intermediari per aumentare la qualità della consulenza, facilitare la collaborazione tra professionisti con differenti specializzazioni e l’inserimento dei giovani.

L’obbligo del praticantato per l’accesso alla professione di CF proposto da ANASF a Consob e da questa portato in ESMA, è divenuto obbligo europeo.

Per questo siamo certi che l’UE terrà conto del contributo che l’industria del risparmio gestito e della consulenza finanziaria stanno dando e daranno alla crescita del nostro Paese.  

Nicola Ronchetti