We Wealth | Giugno 2023
La presenza dei consulenti finanziari sotto i trenta anni nelle reti è mediamente molto bassa e si attesta intorno al due per cento.
Si tratta di un dato medio che nasconde alcune realtà maggiormente in grado di accogliere i giovani e in cui i consulenti finanziari under trenta arrivano al sette per cento ed altre in cui la percentuale non arriva all’uno per cento.
È un tema condiviso con altre libere professioni, artigiani, notai, avvocati, ma che nel caso della consulenza finanziaria, vede un intero settore che, oltre a dibatterne, sta prendendo iniziative concrete.
I consulenti under trenta coinvolti nelle ricerche che periodicamente FINER realizza mostrano alcuni tratti distintivi che rendono la loro presenza quanto mai auspicabile.
Sono mediamente più soddisfatti (+ 17%) del loro lavoro rispetto ai loro colleghi più anziani (over 50), certamente su questo influisce l’entusiasmo iniziale di chi si è avviato da relativamente meno tempo a una nuova professione.
Rispetto ai loro colleghi over 50 i consulenti finanziari under trenta sono mediamente più motivati, + 34% tra chi è molto orgoglioso di lavorare per la propria banca, più allineati al management, + 29% tra chi è molto fiducioso verso le figure apicali che guidano la società e anche più fedeli, +21% tra chi pensa di non cambiare società nei prossimi tre anni.
Sono mediamente più istruiti (+ 32% di laureati) rispetto ai loro colleghi over 50.
I motivi per i quali i giovani consulenti finanziari sono – per ora – ancora pochi sono essenzialmente legati a fattori esogeni ed endogeni alla singola rete.
Tra i fattori endogeni vi è – come in tutte le libere professioni al loro esordio – la mancanza di un’esperienza e di un portafoglio clienti consolidato, il che rappresenta un’oggettiva barriera all’ingresso.
Tra i fattori endogeni vi sono – appunto – le politiche aziendali volte a selezionare, incentivare e sostenere l’ingresso dei giovani talenti.
Le iniziative di maggior successo messe a punto dalle reti partono da un assunto fondamentale: per i neofiti il lavoro del consulente finanziario si impara solo e unicamente in affiancamento a figure senior, preferibilmente con elevati portafogli e desiderio di crescere delegando a giovani talentuosi parte delle attività e/o dei loro clienti.
Il successo delle iniziative di inserimento dei giovani talenti passa proprio dal desiderio dei professionisti più affermati di passare da battitori liberi a capitani di una squadra le cui ambizioni di crescita siano superiori a quelle del singolo professionista.
Se prendiamo i grandi portafoglisti nelle reti dei consulenti finanziari, scopriamo che tutti, senza alcuna eccezione, non lavorano da soli ma sono supportati da un team che prevede come minino un assistente e un giovane consulente, per arrivare a team composti da dieci e più professionisti in cui gli under trenta sono circa un terzo.
Il successo dell’inserimento dei giovani passa attraverso la presa d’atto dei professionisti già affermati della loro necessità di crescere e qualificare la propria attività e quindi dalla necessità del supporto dalla propria rete nella selezione dei migliori talenti.
Il grande vantaggio che i migliori e più lungimiranti professionisti della consulenza finanziaria hanno rispetto a chi esercita altre professioni sta proprio nel supporto della rete e nella consapevolezza che accogliere un giovane e brillante professionista nel proprio team possa garantire un futuro di successo a tutti.
Nicola Ronchetti