Bluerating | Maggio 2024
Quando pensiamo alla consulenza finanziaria in Italia riteniamo si tratti di un derby tra banche cosiddette tradizionali e banche reti, peraltro giocato in casa essendo la maggior parte delle reti dei consulenti finanziari parte di gruppi bancari o assicurativi.
Verrebbe da dire “tertium non datur” locuzione che in latino sta a significare che una terza soluzione non esiste rispetto alle due suddette.
In realtà una terza opzione c’è ed è rappresentata da Poste Italiane. Il recente ingresso in AIPB l’Associazione Italiana del Private Banking ha solo sancito ciò che da tempo il mercato conosceva e per certi versi alcune banche temevano.
Negli ultimi dieci anni le reti hanno acquisito una quota sempre maggiore del patrimonio delle famiglie italiane a discapito del canale bancario tradizionale sul quale pesa il fenomeno della cosiddetta desertificazione bancaria.
Nel 2023 in Italia hanno chiuso 826 sportelli, a fine 2022 erano stati 677. Un quarto del territorio nazionale, con una superficie maggiore di quella di Lombardia, Veneto e Piemonte, è stato abbandonato dalle banche.
Sono oltre 6 milioni, invece, gli italiani residenti in comuni nei quali è rimasto un solo sportello e che rischiano di trovarsi a breve tagliati fuori dai servizi bancari.
E questo perché in Italia l’internet banking è ancora poco diffuso passando da un 60% delle regioni più finanziariamente evolute a meno del 30% di quelle più arretrate.
In questo contesto Poste Italiane può contare su un presidio territoriale garantito da 12.800 uffici postali e da 8.000 Postamat.
Non stupisce dunque che la quota di mercato di Poste Italiane nella gestione del risparmio degli italiani sia passata in dieci anni dal 12% al 17%.
E il bello deve ancora venire visto che Poste Italiane punta ad aumentare ulteriormente i ricavi nel prossimo quadriennio, soprattutto nell’ambito della consulenza finanziaria e nel private banking.
I numeri da cui Poste parte sono impressionanti: 580 miliardi di Euro di risparmi degli italiani tra questi il segmento dei clienti “affluent”, vale 241 miliardi di Euro, e comprende 1,2 milioni di clienti, il segmento “private” pesa per 55 miliardi e comprende 64.000 clienti.
Oltre alla presenza territoriale Poste Italiane può contare su alcuni punti di forza riconosciuti proprio dagli upper affluent e private italiani intervistati da FINER.
L’85% degli upper affluent e private italiani apprezza la riconoscibilità del brand di Poste Italiane, un ottimo risultato in un settore come quello della consulenza finanziaria dove – con le dovute eccezioni – la strada da fare è ancora molta.
La solidità e l’affidabilità di Poste Italiane nell’ambito della consulenza finanziaria è poi riconosciuta del 79% degli upper affluent e private italiani, segue l’apprezzamento per la presenza capillare sul territorio con il 77%, la disponibilità e la cortesia del personale 75%, l’offerta di prodotti sicuri e affidabili 73% e la loro trasparenza e semplicità per il 71% degli intervistati.
Un altro punto di forza di Poste Italiane sta nella loro sottovalutazione da parte di competitor più blasonati i cui pregiudizi potrebbero rivelarsi letali, soprattutto nella conquista di quelle aree geografiche dove le banche private arrivano a servire meno del 35% dei clienti più patrimonializzati.
Il potenziale per un terzo modello di servizio nel settore della consulenza finanziaria pare dunque esserci, vedremo se le Poste Italiane sapranno cogliere la sfida: a giudicare dai numeri parrebbe proprio di sì.
Nicola Ronchetti