IL TRIDENTE DELLA CONSULENZA

Advisor | Maggio 2024

La consulenza finanziaria sta vivendo un momento di profondo cambiamento e dinamismo come testimoniato da quattro recenti fatti di cronaca.

Il primo è la riorganizzazione del Wealth Management di Intesa Sanpaolo, costituita per favorire una maggiore integrazione tra le società del Gruppo: sotto la regia di Tommaso Corcos, confluiscono tre divisioni Asset Management, Insurance, Private Banking e le reti Fideuram, San Paolo Invest e IW.

Il secondo fatto è la nascita di una nuova banca in seno al gruppo Azimut, Pietro Giuliani ha affidato a Paolo Martini il progetto di creare una fintech, portando in dote 1.000 consulenti finanziari in grado di unire consulenza finanziaria e digital banking con servizi alle imprese.  

Il terzo fatto è la nascita di Mediobanca Premier, che coniuga la specializzazione di Mediobanca nel Corporate e Investment Banking con l’innovazione e il modello di consulenza multicanale di CheBanca! con l’obiettivo di valorizzare i propri servizi anche presso il segmento delle PMI e dei loro titolari.

Il quarto fatto riguarda la rete di BNL-BNP Paribas Life Banker, che Stefano Manfrone condurrà nel mondo del Wealth Management di BNP, valorizzando anche la nuova struttura di Bnp Paribas Bnl Equity Investments nata per acquistare quote di minoranza di PMI italiane per rilanciarle.

Si tratta solo di quattro fatti più recenti, se ne potrebbero trovare tanti altri quante sono le altre reti protagoniste del mercato: Allianz, Banca Patrimoni Sella & C., Credem, Fineco, Mediolanum, Widiba e Zurich Bank.

Cinque fattori spiegano la ratio sottostante queste manovre e altre che saranno annunciate a breve.  

Il primo è la ricerca di fonti commissionali, in vista del prossimo progressivo abbassamento dei tassi, necessaria sia per remunerare gli azionisti che per garantire una crescita sostenibile con investimenti in innovazione, comunicazione, aumentando la capacità di attrarre nuovi clienti oggi non adeguatamente serviti.

Il secondo è l’ampliamento della consulenza finanziaria alla protezione, vera e propria prateria inesplorata: in Italia solo il 10% della popolazione è adeguatamente protetto dai rischi più basici, sia del ramo danni che vita, non fanno eccezione i clienti private e gli imprenditori con un misero 25% correttamente assicurato dai rischi individuali e societari.  

Il terzo è l’allargamento dei servizi alle PMI italiane, spina dorsale del Paese, necessario sia a supporto della loro crescita che, più prosaicamente, per intercettare i cosiddetti eventi di liquidità legati alla cessione o al consolidamento di quote societarie in vista del prossimo passaggio generazionale.

Il quarto è che una consulenza finanziaria che includa i servizi bancari, il credito, la protezione e l’asset management è più efficace per attrarre nuovi professionisti soprattutto, ma non solo, dal settore bancario: si stima che nei prossimi anni in Italia ci sia spazio per almeno 10.000 nuovi consulenti finanziari.

Il quinto fattore è esogeno e riguarda il prossimo arrivo della Retail Investment Strategy e il concetto di open finance, ovvero la condivisione dei dati sui risparmiatori a soggetti terzi, sui quali la regolamentazione europea non demorde: l’unica soluzione è la consulenza evoluta che includa gestione del risparmio, credito e protezione.

Alla luce di tutto ciò pare evidente che per la consulenza finanziaria farsi trina non sia più un’opzione ma una necessità per il suo futuro.

Nicola Ronchetti