AL LEADER LA MOSSA VINCENTE

Advisor | Gennaio 2025

Il futuro delle banche e delle reti sembra dipendere sempre più dalle persone che le guidano, dalla loro capacità di possedere una leadership empatica, una chiara visione e di essere rapidi ed efficienti nelle loro azioni, possibilmente anticipando i cambiamenti.

Se guardiamo all’anno appena passato e immaginiamo come sarà il 2025 certamente un ruolo determinante l’hanno avuto e l’avranno i fattori endogeni, dalle tensioni geopolitiche, all’andamento dei tassi, ad un’Europa chiamata a una coesione del settore finanziario e bancario complessa da realizzare, ma è proprio quando il mare è in tempesta che a fare la differenza sono il leader.

Nel mondo delle reti è sempre stato così, perché si tratta di società giovani, snelle tipicamente nate intorno a una figura carismatica che ha saputo costruire intorno a sé un team affiatato che a sua volta, in un circolo virtuoso, ha creato una rete di professionisti.

Nelle banche l’importanza della leadership è divenuta più evidente solo in tempi recenti, non che a banchieri del calibro di Raffaele Mattioli e Enrico Cuccia mancassero carisma e capacità di visione, ma vigeva grande discrezione e le informazioni e le notizie che riguardavano loro e le loro scelte viaggiavano al rallentatore rispetto ad oggi.

La velocità e la rapidità con cui circolano le informazioni, la loro divulgazione attraverso un sistema multimediale dove i social network sono divenuti sempre più protagonisti, hanno imposto a chi guida le banche un’esposizione mediatica in grado di mettere a dura prova anche i leader più impavidi.

Lo sguardo, le parole, il tono della voce e l’immagine di chi guida una banca sono diventati sempre più rilevanti e a volte contano quanto, se non più, dei bilanci e degli utili delle stesse organizzazioni.

Dietro ogni grande operazione bancaria di acquisizione e fusione, ostile o meno che sia, vi sono persone accomunate da una passione e da una motivazione prima di tutto individuali.

Ecco perché è così importante per chi analizza il mercato studiare la storia dei leader, scoprire ad esempio che Andrea Orcel alla guida di UniCredit si è laureato con lode in economia e commercio con una tesi sulle acquisizioni ostili.

Oppure scoprire che Giuseppe Castagna alla guida del Gruppo Banco BPM è stato campione italiano di nuoto, specialità delfino e ha partecipato alle Olimpiadi del 1976. 

Anche Sergio Ermotti alla guida di UBS e regista della integrazione con Credit Suisse, ha una storia curiosa: a quindici anni ha lasciato al scuola perché voleva fare il calciatore, poi galeotto fu un apprendistato presso una banca.

Carlo Messina alla guida di Intesa Sanpaolo ha organizzato la più grande opa bancaria su UBI con la discrezione e lo stile che caratterizzano la sua Banca e con il supporto di Francesco Canzonieri – definito all’epoca il “Gattuso” di Mediobanca – un professionista con cui ha stabilito una forte sintonia.

Il fattore umano gioca un ruolo determinante e continua a essere decisivo nel mondo delle banche con buona pace di chi ripudia il capitalismo relazionale.

D’altronde nel settore bancario, più che in altri, è naturale che le persone siano al centro e facciano la differenza nella ideazione delle strategie dove – anche per lo sviluppo della tecnologia – la fase di esecuzione tende invece ad omologarsi mentre il valore aggiunto origina quasi sempre dal rapporto fiduciario tra individui.

In questo senso, forse, potrebbe bastare guardare negli occhi i protagonisti del risiko bancario per scoprire chi ha lo sguardo della tigre e chi no.

Nicola Ronchetti