ASSICURAZIONI: IL POTERE LOGORA CHI NON CE L’HA

Insurance Daily | Aprile 2022

Pur nella loro convivenza più o meno forzata il settore finanziario e assicurativo esprimono anche negli ultimi fatti di cronaca una differenza sostanziale: la velocità con cui le cose accadono e i tempi di reazione.

Pensiamo all’acquisizione di UBI da parte di Intesa Sanpaolo, un’operazione fulminea e da manuale, sotto la regia di un banker, Francesco Canzonieri all’epoca in Mediobanca, che ha fatto della discrezione e della riservatezza la regola di vita.

Certo il super banker aveva il fuoco di copertura di Intesa Sanpaolo, Mediobanca e UnipolSai, ma la regia era sua, tanto che il mercato lo ha premiato supportandolo quando, da vero fuori classe, ha lanciato la sua nuova iniziativa imprenditoriale -Nextalia – riunendo soci del calibro di Intesa Sanpaolo, UnipolSai Assicurazioni, Coldiretti, Confindustria e i Micheli.

Prendiamo un altro caso, l’assedio al fortino di Generali da parte dei due cosiddetti arzilli vecchietti Leonardo Del Vecchio, self made man, patron di EssilorLuxottica e Gaetano Caltagirone uno degli uomini più liquidi d’Italia (tanto da essere definito da qualcuno Caltariccone) contrapposti alla immancabile e onnipresente Mediobanca.

L’ultima puntata con la presentazione della squadra che si contrappone all’attuale CEO Philippe Donnet, guidata da un navigatissimo banchiere d’affari quale è Claudio Costamagna e da Luciano Cirinà, una voglia di rivalsa che sgorga da una vita da eterno mediano nel Gruppo Assicurativo, ha messo in luce una sceneggiata a cui avremmo tutti voluto farne a meno.

Si dice che i panni sporchi sarebbe meglio lavarli velocemente e possibilmente in famiglia, soprattutto se la famiglia è uno dei (pochi) gioielli nostrani.

Le frustrazioni di chi vorrebbe comandare ma non ha i numeri e di chi aspira al soglio pontificio e per questo ha già perso – comunque – il suo cardinalato si mischiano a un settore, quello assicurativo in Italia, che pare avere un grande futuro alle sue spalle.

La contrapposizione tra reti agenziali e compagnie che caratterizza se non tutte, almeno le principali compagnie, condita di anno in anno da un numero crescente di agenzie che chiudono i battenti è il quadro che gli osservatori più impietosi potrebbero tracciare, quasi senza tema di smentita.

La capacità di adattamento della distribuzione assicurativa tradizionale al nuovo contesto a volte ricorda quella dei dinosauri e le meteore che piovono sulla loro terra possono essere egregiamente rappresentate da banche e reti dei consulenti finanziari che stanno acquisendo quote di mercato in modo inesorabile.

La battaglia per la conquista di Generali non può certo essere circoscritta solo al nostro Paese e al comparto assicurativo, il peso dell’asset management e della consulenza finanziaria è crescente nel gruppo, e uno dei motivi del contendere pare sia proprio la – vera o presunta – inferiorità del Gruppo di Trieste a livello internazionale.

Detto ciò non dobbiamo dimenticare le nostre origini italiane e il rapporto con le assicurazioni: gli italiani sono storicamente avversi alla protezione e non si fidano delle compagnie, se non fosse così non avremmo solo il 10% dei nostri compatrioti adeguatamente coperti dai rischi di base (casa, salute e vita).

Dal canto loro, alcune delle compagnie nostrane, ovviamente con le debite eccezioni, sono rimaste ai cosiddetti e presunti salotti buoni, una volta veri e propri centri di potere oggi caratterizzati da un’autoreferenzialità imbarazzante che a volte sfida il grottesco.

Tutto ciò mentre fuori il mondo procede a una velocità mai vista prima. C’è da augurarsi che nella prossima assemblea del 29 aprile vincano i migliori ma soprattutto prevalga la voglia di ripartire costruendo alleanze e lasciandosi alle spalle una volta per tutte le lotte intestine e fratricide.

Nicola Ronchetti