Bluerating | Gennaio 2021
Ci siamo lasciati alle spalle un anno indimenticabile e molte sono le cose che i consulenti finanziari hanno imparato.
Una su tutte è che il futuro dipende in grande parte dal singolo professionista, dalla sua capacità di non subire il cambiamento ma di cavalcarlo, magari surfando trai i marosi, avendo sempre ben chiaro il punto di arrivo.
Molto si è detto e scritto sulle dotazioni e sulle competenze che un buon professionista della gestione del risparmio deve avere.
Dalle ricerche che FINER conduce periodicamente sui Consulenti Finanziari, sui Private Banker e sui Gestori Bancari emerge un’altra evidenza molto rilevante sulla capacità di affrontare il futuro.
La fiducia nel futuro e la capacità di affrontarlo, lance in resta, dipende – tra i tanti – da tre fattori.
Il primo fattore è credere nel futuro della propria professione, essere cioè convinti che il proprio lavoro abbia un senso oltre al classico hic et nunc.
Credere nel proprio lavoro significa innanzitutto credere nella sua sostenibilità: tanto più un professionista riesce a ottenere risultati per il proprio cliente, per sé e per la sua società tanto più esso avrà un futuro.
Il secondo fattore è credere nella propria mandante o banca. Un buon giocatore in una squadra che non sente sua performa peggio di un giocatore mediocre che però crede nella sua squadra.
La relazione banca/mandante e professionista è un vero propellente motivazionale, più questa relazione è sana e poggia su obiettivi condivisi più il singolo è in grado di esprime il meglio di sé.
Poiché la banca e la mandante non sono quasi mai realtà astratte a cui ci approccia con una logica puramente fideista, bensì realtà costituite da uomini, il ruolo dei leader che guidano le organizzazioni è centrale per la motivazione dei professionisti.
Fiducia nel management che guida la banca o la mandante e senso di appartenenza alla maglia non sempre coincidono.
Nei gruppi italiani, si enfatizza maggiormente l’attaccamento ai top manager, in quelli francesi, si tende viceversa a valorizzare maggiormente il senso di appartenenza alla società.
Ciò è legato sia alla capacità dei nostri cugini di oltralpe di saper fare sistema nelle organizzazioni complesse sia a un ancestrale bisogno di noi italiani di leader più che di bandiere.
Terzo propellente per affrontare il futuro è la fiducia che il professionista ha in sé stesso. La banca e la mandante possono fare molto per accrescere l’autostima delle proprie donne e dei propri uomini, molto dipende però anche dai singoli.
Ebbene la combinazione di questi tre fattori genera differenti tipologie di professionisti: chi crede in solo in sé stesso corre il rischio di essere un lupo solitario, chi crede solo nella sua società tende a deresponsabilizzarsi e a perdere la capacità critica, chi crede nella professione che fa, ma non in sé stesso, né nella società in cui lavora è bene che si cerchi un altro lavoro.
Riuscire ad attivare tutte e tre i fattori è la situazione ottimale e, verrebbe da dire, l’unica per poter affrontare l’anno nuovo con il giusto spirito.
Molte banche e reti sono riuscite nella giusta alchimia, alle altre non resta altro che fare tanti auguri.
Nicola Ronchetti