Advisor | Ottobre 2023
La soddisfazione dei consulenti finanziari per i prodotti di gestione del risparmio/fondi comuni di investimento, nel 2023 decresce in modo significativo rispetto al 2022.
A dircelo sono i risultati dell’ultima edizione di FINER® CF Explorer, che come ogni anno, da oltre venti anni, coinvolge un campione di oltre 3.000 consulenti finanziari.
A preoccupare i consulenti finanziari sono state soprattutto le performance, ovverossia i rendimenti per i clienti ritenute dagli stessi professionisti inferiori alle aspettative e decisamente insoddisfacenti.
Per i consulenti finanziari da sempre baluardo del risparmio gestito, il 2023 si sta confermando un anno complesso in termini di composizione dei portafogli.
Il risultato complessivo di luglio ha confermato il maggiore orientamento all’investimento in strumenti finanziari amministrati, sui quali confluiscono risorse nette per 2,9 miliardi di Euro.
La concorrenza dei BTP, dei conti deposito e delle obbligazioni bancarie, che non si arresterà fino a quando i tassi inizieranno a scendere, spinge molti consulenti ad assecondare la richiesta dei loro clienti di sottoscrivere questi prodotti riducendo il loro valore aggiunto e di conseguenza anche la capacità di remunerare la consulenza di valore.
A ciò si aggiunge una netta riduzione della capacità di risparmio delle famiglie dovuta a un incremento del costo della vita, a un peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie, il tutto ha penalizzato la gestione degli investimenti.
Un andamento confermato anche dai dati di Fabi secondo cui tra dicembre 2021 e marzo 2023, il saldo totale dei conti correnti di famiglie e imprese è calato di oltre 61 miliardi di euro, da 2.076 miliardi a 2.015 miliardi.
Tra gennaio e settembre 2022 gli italiani sono riusciti ad investire in attività finanziarie solo poco più di 17 miliardi di nuove risorse (un abisso rispetto ai 120 miliardi investiti nel 2020 e nel 2021).
In questo scenario a tinte fosche, ci sono due dati in controtendenza, sempre dal punto di vista dei consulenti finanziari.
Il primo dato è che cresce la loro soddisfazione per le nuove forme di investimento diretto in aziende non quotate, la cosiddetta economia reale; si tratta di una novità importante perché se correttamente orientati e gestiti questi investimenti possono dare un contributo sia al singolo investitore che al tessuto imprenditoriale innescando un circolo virtuoso.
Per ora sono poche le reti dei consulenti finanziari che propongono convintamente questo tipo di investimento, il timore è l’assenza di un track record consolidato e la loro non immediata liquidabilità.
Questo ultimo aspetto accompagnato a una scarsa educazione finanziaria e capacità di pianificazione degli italiani, induce a una comprensibile prudenza.
Il secondo dato, è l’aumento della soddisfazione dei consulenti finanziari per i prodotti assicurativi del ramo danni a cui fa da contraltare un calo significativo della soddisfazione dei prodotti del ramo vita.
I consulenti finanziari sembrano apprezzare e richiedere più che in passato due categorie di prodotto tra di loro agli antipodi: investimenti illiquidi e polizze danni.
A ben pensarci si tratta solo di un apparente paradosso, il giusto mix tra investimenti caratterizzati da buone prospettive di rendimento e da una connaturata dose di rischio ben si accompagna a prodotti assicurativi che proteggano dagli imprevisti.
Ancora una volta i consulenti finanziari ci sorprendono per lungimiranza.
Nicola Ronchetti