CONSULENZA FINANZIARIA E TRANSIZIONE DIGITALE: CACCIA AI TALENTI

Economy | Agosto 2024

La transizione digitale nelle reti dei consulenti finanziari è sempre avvenuta in modo naturale, senza traumi perché fin dalla loro nascita queste realtà hanno avuto come unica opzione quella di cavalcare le innovazioni.

Negli anni 80 i consulenti finanziari furono i primi ad adottare i telefoni portatili pesantissimi e ingombranti ma utilissimi per una professione itinerante che non poteva contare su una presenza fisica sul territorio.

Poi sappiamo come è andata, quello che pareva un limite si è trasformato in un vantaggio competitivo straordinario dando alla professione del consulente finanziario una marcia in più di fronte all’avanzare della desertificazione bancaria e dell’ondata digitale che ha stravolto il mondo bancario.

Oggi per fare banca in modo vincente si deve poter contare sul giusto mix piattaforme digitali/professionisti di qualità, che è da sempre il DNA delle reti.

Dopo la rivoluzione di Internet, oggi la novità sembra essere rappresentata dall’Intelligenza Artificiale, con investimenti che per il 2024 si stimano in 6 miliardi di dollari per acquistare programmi e servizi di AI Generativa e che lieviteranno nel 2030 a 85 miliardi di dollari.

Al di là di questi numeri impressionanti, la sensazione dei più qualificati operatori è che in questo momento l’industria non sia pronta a recepire l’AI nella sua piena esecuzione all’interno delle piattaforme bancarie, il sistema bancario tradizionale ha infatti mediamente ancora grossi problemi nella digitalizzazione.

Vi sono poi alcuni dati di fatto che è opportuno considerare. Il primo è che l’AI potrà dare il suo meglio solo a chi ha un accesso molto efficiente a tutte le basi dati, mentre oggi sono parcellizzate in sistemi diversi.

In secondo luogo è fondamentale sviluppare ed essere proprietari della propria tecnologia e così non è per quasi totalità dell’industria bancaria.

Terzo, certamente quella dell’AI è una rivoluzione che si annuncia ancora più dirompente di quelle del passato e così come non tutte le realtà tutte sono riuscite a cogliere la sfida di Internet nel 2000, è probabile che così avverrà anche per l’AI: gli investimenti richiesti sono enormi e le applicazioni concrete ancora poco chiare.

In questo contesto è di fondamentale importanza reclutare talenti e investire su chi ha le competenze per scaricare a terra il potenziale dell’AI. Con queste persone si debbono progettare nuove piattaforme e nuovi sistemi che si integrino con quelli esistenti.

L’apparente paradosso sta proprio in questo: per poter sfruttare appieno il potenziale dell’Intelligenza Artificiale, che da sola non va da nessuna parte, servono oggi più che mai persone che ne conoscano e ne gestiscano il potenziale applicandolo dove e quando serve.

Per questo il loro ruolo non andrà relegato nelle retrovie o nelle funzioni IT ma in staff alla cabina di comando della banca.

Cercasi quindi disperatamente data scientist, esperti di machine learning che lungi dall’essere relegati nelle loro torri d’avorio siano in grado di dialogare con il management, facendo da mediatori culturali tra l’Intelligenza Artificiale e quella umana.

Questa è la sfida più grossa, pochi lo hanno compreso a fondo, tra questi vi sono ancora una volta i consulenti finanziari: il 66% non teme l’AI ma chi tra i concorrenti saprà usarla meglio reclutando i migliori talenti. La caccia è dunque aperta.

Nicola Ronchetti