HNWI E FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO: FINE DELLA LUNA DI MIELE?

INVESTIRE | Aprile 2024

Dalle analisi che FINER conduce periodicamente appare sempre più evidente che tra i fondi comuni di investimento e la clientela HNWI sembra essere finita la luna di miele.

Le principali motivazioni sono due, tra le tante: il rapporto costo/rendimento e il passaggio – ormai più che consolidato – dalla consulenza di prodotto a quella di portafoglio, nella quale i fondi da attori protagonisti rischiano di diventare delle comparse.

Certamente l’anno passato non è stato un anno facile per i fondi comuni, sia perché reduci da un 2022 da dimenticare sia perché messi a dura prova dai BTP.

Pochi sembrano però accorgersi che nel 2023 e i nei primi mesi del 2024 molti fondi stiano performando decisamente meglio rispetto al passato con rendimenti da fare impallidire i tanto osannati BTP.

I risultati di una recente ricerca realizzata da FINER che ha coinvolto un campione di wealth advisor e i loro clienti HNWI consentono di inquadrare meglio il tema.

L’86% dei wealth advisor ovverossia i super private banker, concorda sul fatto che la consulenza a pagamento garantisca una redditività complessivamente maggiore rispetto alla consulenza di prodotto per intercettare la clientela Private e HNWI.

Tre sono i principali motivi di questa risposta: per il 75% dei banker la consulenza a pagamento esprime al meglio il valore aggiunto del consulente, il 69% ritiene che i clienti HNWI siano molto attenti ai costi dei fondi e il 59% ritiene che gli stessi desiderino includere nel proprio portafoglio anche titoli governativi, ETF, fondi illiquidi.

Interrogato sul tema il 72% dei private e HNWI italiani si è dichiarato disposto a pagare un compenso per la consulenza finanziaria offerta dal suo banker a fronte di una ottimizzazione delle commissioni sui singoli prodotti sottoscritti.  

Se questo è il contesto, pare più chiaro come l’interesse per il singolo fondo abbia lasciato il passo al desiderio di poter contare su una gestione patrimoniale personalizzata dove i fondi sembrerebbero aver perso quel protagonismo che avevano – faticosamente – conquistato negli ultimi dieci anni anche presso i segmenti più patrimonializzati della popolazione, gli HNWI e i private.

A contendere ulteriormente il protagonismo dei fondi, oltre agli ETF e agli investimenti illiquidi, potrebbero presto sbarcare anche in Italia anche i Separately Managed Accounts (SMA), un vero e proprio mandato di gestione per il singolo cliente che consente agli investitori di nominare un gestore che personalizza un portafoglio di titoli diretti per loro conto.

Negli Stati Uniti questo tipo di mandato sta riscuotendo un grande successo presso la clientela HNWI e sappiamo quanto gli USA siano anticipatori di tendenze che poi si affermano anche nel vecchio continente.

In un viaggio nel tempo all’incontrario pare di essere tornati infatti al 2013 quando per la prima volta in modo massiccio la clientela private, abituata da anni a rendimenti garantiti e a livelli di rischio contenuti si affacciava al risparmio gestito e in particolare ai fondi innescando una corsa che pareva senza fine.

Tutto finito dunque per i fondi comuni di investimento? Assolutamente no, certamente molte cose cambieranno, assisteremo a una selezione delle migliori SGR e ad un aumento della loro concentrazione.

Tutto ciò è tipico di un settore divenuto maturo nel quale per eccellere sarà assolutamente imprescindibile la qualità e l’unicità del prodotto mentre al contempo le rendite di posizione si scioglieranno come neve al sole.

Nicola Ronchetti