Insurance Daily | Luglio 2021
Gli Italiani sono un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori insomma di tutto tranne che di investitori.
Solo un italiano su quattro investe i propri risparmi sui mercati finanziari e gli imprenditori italiani sono i più restii a considerare la piazza finanziaria per una possibile quotazione.
La borsa, a torto o a ragione, è vista da molte imprese familiari di successo come un limite all’autonomia delle proprie scelte oppure, oppure dal lato opposto, da imprenditori d’assalto e spesso senza scrupoli, come un modo per battere cassa a danno di sparuti investitori.
Come può il settore dell’asset management interagire con il mondo delle imprese italiane e in particolare delle PMI che costituiscono l’ossatura del nostro sistema imprenditoriale?
La ricchezza patrimoniale delle famiglie italiane è pari a 10.000 miliardi di euro: circa 6.000 sono investiti in case e terreni, 1.000 miliardi in partecipazioni finanziarie, altri 1000 miliardi vanno a fondi pensione e Tfr. Restano 3.000 miliardi che è più del debito pubblico.
A ciò si aggiunga che l’Italia è un paese banco centrico dove le banche sono però strette in una morsa: da una parte trasformate in ospedali della crisi, dall’altra appesantite dal debito pubblico e dai crediti deteriorati.
Il mercato dei capitali in Italia è poco sviluppato. Nel Regno Unito la capitalizzazione della borsa è pari al 130% del prodotto lordo, quindi le imprese si alimentano attraverso il mercato finanziario; in Italia questa quota è del 30% appena, quindi le attività economiche sono finanziate dalle banche.
Se la borsa non cresce pare inevitabile che la recessione si scarichi immediatamente sulle banche. Ma questo provoca anche una ulteriore distorsione nell’impiego del risparmio.
Molto potrà cambiare con il Next Generation EU, il piano per la ripresa economica.
Ma molto dovrà cambiare anche nella mentalità degli imprenditori e delle imprese italiane. Aprire il proprio capitale al mercato anche attraverso la quotazione può essere una grande opportunità.
Gli italiani non sono portati a fare sistema, per questioni ancestrali che affondano nelle radici nella storia del nostro paese, passato da essere il padrone del mondo con l’Impero Romano a divenire terra di conquista con il suo declino: dunque le istituzioni e la collettività sono viste con sospetto.
I grandi banchieri e i migliori consulenti finanziari hanno la possibilità di fare da intermediari culturali tra gli imprenditori e il mercato dei capitali.
Accompagnare in borsa le migliori aziende magari dopo averle finanziate e supportate nella loro fase iniziale potrebbe cambiare il volto del nostro Paese.
Il programma élite di Borsa Italiana ne è un ottimo esempio, ma ve ne sono altri anche tra le SGR, basti citare Azimut Libera Impresa, piattaforma integrata di prodotti e servizi dedicata a imprenditori e PMI da un lato e investitori, risparmiatori dall’altro, con l’obiettivo di favorire l’immissione di liquidità nell’economia reale al fine di stimolarne la crescita e renderla sostenibile nel tempo, offrendo al contempo opportunità di rendimento e creazione di valore a risparmiatori e investitori.
Iniziative encomiabili assolutamente sinergiche al prossimo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Nicola Ronchetti