Maggio 2021
Che sia un cambio di governo o un gesto di Janet Yellen, l’umore cangiante dei dirigenti in Cina, i capricci di AstraZeneca, le riaperture a scacchi della scuola, il lavoro che cresce per alcuni e muore altrove, i singhiozzi di una vita di frenate e partenze dettate da curve dispettose: non si fa a tempo a girare l’angolo o la pagina del quotidiano che già il paesaggio sociale, economico ed emotivo è cambiato; o meglio, rimane in sempiterno movimento, inafferrabile quale è.
Eppure come non avere voglia di catturare gli umori della nuova Italia-in-Europa che lotta, soffre e si dibatte da quindici mesi o più nelle turbolenze che sappiamo? Per quanto essenziali, le storie raccontate da statistiche, numeri, grafici e proiezioni difficilmente riescono a toccare la qualità della vita collettiva e le ricadute ‘esistenziali’ (una parola grande…) le quali, del resto, si colgono pure con difficoltà nel composito ritratto cubista che si va delineando di giorno in giorno sulla stampa e nei media.
Chi siamo, italiani di oggi, vissuti e cresciuti in mezzo all’inedita tempesta della pandemia, in balia di un evento al quale nessuno era preparato? Ci vorrà tempo per l’affresco grande, ma si può, forse si deve, tentare di comprendere i volti nuovi del paese, in maniera necessariamente parziale, ma utile ugualmente a capire un pezzetto di noi e di quello che siamo diventati.
È lo sforzo che ha fatto Finer, realizzando una ricerca destinata a circoscrivere alcuni effetti dell’epidemia sulla percezione del rischio e le paure che ne derivano (Paure e protezione del rischio, che cosa è cambiato con la pandemia). I risultati, arrivati a gennaio 2021, sono naturalmente in progress, ma consentono di evidenziare diverse tipologie di reazione, dallo scoramento alla resistenza fino a una rinnovata energia progettuale; e disegnano una prima mappa sismografica di una collettività che si pone domande nuove per affrontare inaspettate dimensioni di rischio e di instabilità, finanziaria, professionale, famigliare e psicologica.
Nel solco di questa iniziale cartografia, è stato un privilegio potere conversare con Laura Roscioni, Direttore amministrativo e finanziario di Groupama Assicurazioni, una società cui, tradizionalmente, stanno a cuore trasparenza, sostenibilità e solidarietà. Era ancora presto, nel mese di marzo, per registrare cambiamenti repentini e significativi nelle tipologie assicurative richieste; del resto, come ricordava allora la nostra gentile interlocutrice, il mercato assicurativo si segnala per una certa lentezza nel reagire a sollecitazioni nuove.
Ma è stata preziosa l’opportunità per confrontare modelli assicurativi diversi, quello francese, dove nasce Groupama, radicato in una idea ‘mutualistica’ della protezione individuale e collettiva, e le forme italiane, meno direttamente legate alla inclusività o alla partecipazione e forse meno flessibili.
Ed è stato prezioso lo scambio sul futuro prossimo-e-quasi-presente, ad oggi impossibile da afferrare in tutte le sue sfumature ma ricco di potenzialità appassionanti. A cominciare dalle esigenze che la pandemia ha fatto affiorare: bisogni emergenti che toccano il mondo della formazione e dello studio, quello di nuove professionalità consapevoli della posta ambientale in gioco e della responsabilità sociale dell’impresa o ancora le aree fecondissime di una cultura intesa come strumento di crescita individuale e sociale e alleata preziosa di tutte le ripartenze.
Tra difficoltà, dolori e asperità, alla nostra porta si affaccia un mondo che progetta, malgrado tutto, nel segno della fiducia, del desiderio, di un ritrovato senso della comunità, forse; una nuova popolazione alla quale presto sarà dato il voto; e che nel 20/21 avrà sì sofferto ma anche imparato.
Nuova popolazione, nuovi sogni e bisogni richiedono nuove sicurezze, o meglio, un concetto nuovo di sicurezza, partecipativa e responsabile. Esce in questi giorni per De Agostini un primo ritratto di questa Italia, Chi sono? Io. Le altre. Gli altri: la ricerca coordinata da Daniele Grassucci dipinge il paese adolescente – 12-18 anni – al quale sarebbe folle non prestare orecchio e attenzione.
La storia narra che il mondo dell’assicurazione nasce e cambia in base alle sollecitazioni della vita e degli accadimenti: non è forse stato il grande incendio di Londra, nel 1666, a ‘inventare’ l’assicurazione contro l’incendio? La tormenta pandemica invita con urgenza a ripensare le grammatiche del rischio, della protezione e del ruolo che essa deve avere per la comunità tutta.
Caroline Patey, Partner Finer Finance Explorer