AP Private | Luglio-Agosto 2022
L’argomento del giorno è il metaverso e in particolare la sua adozione nel settore della finanza, si stima che il suo mercato potrebbe superare il trilione di dollari nei prossimi 3 anni con gli investimenti delle big tech che faranno da moltiplicatore.
Con buone probabilità Microsoft integrerà il suo metaverso, Vortex, nella piattaforma Teams, con una funzionalità chiamata Mash per consentire ai suoi utenti di partecipare alle riunioni tramite il proprio avatar.
Differenti le strategie: Facebook ha dichiarato che Meta sarà un ambiente virtuale in cui le persone potranno socializzare, lavorare e giocare, Microsoft ha comunicato che Vortex sarà invece radicato nella realtà.
Per chi è nato tra il 1980 e il 2005, è altamente probabile prefigurare un utilizzo del metaverso come luogo naturale dove fare acquisti, interagire trasferendo la propria identità digitale su qualsiasi piattaforma e partecipando a ogni tipo di riunione.
La ricchezza in Italia è però ancora saldamente nelle mani dei genitori degli attuali venti-quarantenni, è quindi fondamentale capire quali siano le sfide e le opportunità del settore bancario nel prossimo futuro sia per difendere le proprie quote di mercato che per attrarre le nuove generazioni.
L’età media dei clienti private e HNWI in Italia è di settanta anni e non accenna a diminuire, oltre il 60% degli individui più abbienti deve la sua ricchezza a un’attività imprenditoriale familiare mediamente giunta alla quarta generazione.
Non stupisce quindi che da una ricerca condotta da FINER Finance Explorer per Advisor emerga come sul fronte del metaverso i clienti private, HNWI e i loro referenti (private banker) siano più tiepidi dei loro omologhi affluent.
Il 15% dei clienti private e HNWI ritiene il metaverso uno dei megatrend a maggior potenziale di crescita contro il 21% dei clienti affluent.
Si tratterebbe dunque di un mondo apparentemente più apprezzato da una clientela mass market, visto dai private come più omologato e meno esclusivo.
In realtà il primo a prefigurare il metaverso nel 1992 fu lo scrittore Neal Stephenson, che coniò il termine nel suo romanzo di fantascienza Snow Crash.
Curiosamente Stephenson prefigurava un ambiente virtuale, frequentato però prevalentemente dalle fasce della popolazione medio alte.
Non solo ma la differenza tra le classi sociali veniva rappresentata dalla qualità e dalla risoluzione del proprio avatar (da quelli in bianco e nero dei terminali pubblici per i meno abbienti, a quelli in 3D per i più ricchi) e dalla possibilità di accedere a luoghi esclusivi.
Per le banche e le reti dei consulenti finanziari il successo della adozione del metaverso nella relazione con i propri clienti dipenderà dalla loro capacità di garantire un’esperienza appassionante per i clienti attuali e in grado di prevedere e soddisfare le aspettative dei futuri clienti.
Le banche e le reti che sapranno adottare il metaverso al momento più opportuno avranno la possibilità di implementare l’esperienza dei clienti tramite realtà virtuali e aumentate attraverso le quali fornire consulenza finanziaria in salotti sempre esclusivi ma virtuali.
Questo consentirà al contempo di fidelizzare i clienti storici e attrarre i loro figli ed eredi riducendo il rischio connesso al passaggio generazionale dove nel 50% dei casi le nuove generazioni cambiano banker e banca.
Insomma, benvenuto metaverso anche nella versione private e anche per clienti diversamente giovani.
Nicola Ronchetti